21/10/2012. EDITORIALE - UNA NUOVA CULTURA PER UN NUOVO PRESENTE. E PER UN'ITALIA DAVVERO... "MADE IN ITALY" PROSSIMA VENTURA .
Valorizzare il nostro passato, investire sulla nostra unicità, puntare sui nostri talenti: solo così potremo rinnovarci, acquisendo maggiore visibilità, anche dal punto di vista turistico
Spesso sentiamo dibattere sugli “strumenti” da utilizzare ogni volta che si vuole parlare di cultura, turismo, crisi e azioni per un nuovo sviluppo.
Quando si parla di strumenti ci si riferisce, soprattutto, alla funzionalità, quindi a strutture di viabilità e trasporti, a strutture ricettive e di ristorazione perché siano o diventino coerenti rispetto al “target” di turisti da attrarre, se possibile soddisfare, e “fidelizzare”.
Da troppo tempo, però, a mio parere, non si considerano in maniera adeguata le persone e la cultura.
Il premio Nobel Gary Becker ha previsto che “nel prossimo futuro crolleranno i Paesi che non investiranno sulla conoscenza e sulla formazione continua” e che “nei prossimi anni, nei prossimi decenni, il successo e la crescita saranno di casa in quei Paesi che sapranno investire nei propri cittadini”.
Il progetto locale può decollare se la collettività che insiste su un dato territorio costruisce quella che, con espressione felice, è stata definita “coscienza del luogo”. È lo studio della nostra cultura che ci aiuta ad individuare nelle nostre tradizioni, mille proposte mirate e non più indifferenziate.
La vera sfida diviene quella di produrre nuova cultura, e di far sì che questa si integri nel patrimonio esistente e gli dia nuova linfa.
Ecco perché nella misura in cui vogliamo continuare a presidiare, e possibilmente a potenziare, le caratteristiche identificative dei nostri prodotti spesso riassunte nella formula del ‘Made in Italy’, dobbiamo continuare a restare sulla frontiera della produzione della nuova cultura e delle nuove idee, senza le quali la formula stessa si trasforma in una sorta di stereotipo kitsch privo di anima.
È necessaria una rigenerazione del ruolo del nostro Paese, di nuove intelligenze e di nuovi talenti, di una società civile capace di interpretarne gli stimoli e tradurli in nuovi stili di vita e, di un bacino di domanda fatto di consumatori consapevoli, attenti alla qualità e capaci di operare scelte informate e responsabili.
E qui si apre il capitolo dell’orientamento del consumatore, in questo caso il turista meglio definibile come viaggiatore.Per quanto riguarda l’Italia, dobbiamo chiederci se possiamo attingere al nostro passato per costruire un “nuovo” presente.
Agli Italiani sono universalmente riconosciute particolari capacità nello sviluppo di quella che viene chiamata “qualità della vita”.
L’attenzione alla qualità della vita, che affascina gli altri, ha molteplici componenti, tra cui la più importante è forse un istintivo rifiuto di quella “mercificazione del vivere” così pesantemente presente in certe connotazioni della modernità.È in questa urgenza di nuova proposta culturale che dobbiamo imparare a riconoscere una delle dimensioni necessarie allo sviluppo del nostro turismo.
Se non individueremo e non valorizzeremo il nostro modo unico di stare al mondo, saremo preda dell’indifferenza anche da parte dei nostri potenziali turisti, tradendo, così, anche la nostra storia.
ROBERTO SPINGARDI
Fonte: Quotidiano Arte.it Il Giornale del Patrimonio Culturale
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