18/12/2012. BARLETTA - RIQUALIFICAZIONE DELLE CITTÀ E MOVIMENTI SOCIALI URBANI: IL CASO DELL'EX DISTILLERIA. DALL'ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE AI GIORNI NOSTRI. DOVE ERAVAMO RIMASTI... PAOLO DORONZO FA IL PUNTO DELLA SITUAZIONE.
Paolo Doronzo, vincitore del Premio Barletta Cultura Operosa V edizione 2011 indetto dal Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia, é ritornato a parlare del caso dell'ex Distilleria di Barletta nella sua relazione scientifica tenuta sabato 15 dicembre 2012 durante la cerimonia di conferimento dei riconoscimenti al merito giornalistico (nella foto con la madrina signora Mariella Cardone Dimiccoli a nome di RAMS 23).
E’ una riflessione concreta su questioni che si rendono protagoniste delle vite delle nostre città e comunque dei nostri spazi comuni.
Gli argomenti trattati infatti riguardano essenzialmente il raggiungimento di obiettivi di riqualificazione e riuso di vecchie strutture, nel particolare soprattutto industriali, attraverso un percorso di coinvolgimento dei cittadini. La partecipazione diviene oggi una necessità vitale per le comunità, urbane e no, per tentare di rispondere alla decadenza politica, amministrativa e soprattutto culturale di questi anni. Ormai nelle nostre realtà nazionali e locali il ruolo che in passato ricoprivano i principali partiti politici, cattolici e socio-comunisti, di trait d’union fra le richieste dettate dai bisogni dei cittadini e le Istituzioni, viene sostituita dalla partecipazione movimentistica. E’ cominciata una sostanziale proliferazione di quei gruppi associativi di cittadinanza, che si sono inseriti proprio negli spazi vuoti lasciati appunto dalla politica.
Questo è avvenuto dalla fine degli anni Ottanta in poi. In passato il ruolo partecipativo dei movimenti sociali urbani aveva un ruolo, e anche degli obbiettivi, assai diversi da quelli odierni. Nei decenni precedenti i movimenti sociali avevano un’altra matrice, più generale e generica. Questi si battevano per questioni di più ampio respiro, come i diritti civili dei neri, soprattutto negli USA, oppure per la tutela dei lavoratori o di alcune categorie di essi, o i diritti delle donne, il pacifismo… Più recentemente, il campo dei movimenti si è fatto più complesso e frammentario: tutt’altro che scomparsi nelle società urbane, sono diventati sempre più numerosi e diffusi, hanno assunto caratteri più orientati su identità che si allontanano dai concetti politici di conflitto di classe, concentrando la loro attenzione su questioni riguardati gli stili di vita nelle singole realtà urbane.
Oggi le questioni sono “ridimensionate”; infatti ci si occupa di singole realtà urbane, riqualificazione di rioni, si pensi a Monti a Roma, restauro di edifici storici, singoli problemi: l’illuminazione, il verde pubblico…
Inoltre l’analisi va ad esacerbare quelli che sono i concetti chiave dei movimenti per la riqualificazione delle nostre città o di parti di esse, e il riuso di alcune strutture, anche ex industriali al fine soprattutto di rispondere alla domanda di cultura, oltre che ovviamente di servizi nelle città, resasi sempre più sofisticata negli ultimi decenni. Altro elemento è quello dell’identità urbana: è difficile dare una definizione univoca. Infatti l’identità, oltre ad essere quel motivo di distinzione della singola realtà, urbana in questo caso, che dunque spinge verso una via di sviluppo e rappresentatività particolari, è l’elemento connotativo di uno spazio, di una città.
La memoria dei suoi abitanti, sebbene distratta e a volte cancellata, dai ritmi della globalizzazione, è impregnata di un’immagine che serve ad orientarsi nel territorio.
Un altro punto su cui ci si sofferma è il tema dell’archeologia industriale. Ci si sofferma anche sulla trasformazione di ‘domanda di città’ che naturalmente si evolve con il concetto d’identità urbana.
Quindi la necessità di contrastare la speculazione edilizia, che si fa così aggressiva, non tenendo conto dei caratteri estetici, di valore storico e sociale dei luoghi. E’ nuova la tendenza a rivolgere l’attenzione al “già costruito” più che ad un ulteriore espansione delle città, ai danni della campagna circostante e creando quelle separazioni così nette fra centro e periferia.
Questi concetti sono divenuti fondamentali del percorso riqualificativo insieme con altri, come la preservazione di un bene a cui viene riconosciuto il valore storico-culturale, spingendo a riconoscere come opera d’arte un contenitore di arte stessa, come è accaduto con la Gare d’Orsay di Parigi, stazione ferroviaria del 1900, ormai in disuso da tempo e nel 1986 venne adibita a museo.
Sicuramente questo esempio è stato ispiratore per il movimento barlettano per il recupero dell’ex Distilleria, descritto come caso di studi, come si legge in tutte le interviste di indagine sociologica rivolte ad alcuni esponenti del FRED ( forum per il riuso dell’ex Distilleria).
Oltre a descrivere la storia di questo opificio costruito nel 1882 in una prima parte, poi pian piano ampliato, ci si è voluti soffermare sulla descrizione dell’esperienza di questo movimento nei primi anni Novanta.
L’area è di circa 50.000 metri quadri, alcune strutture, anche se oggi fatiscenti a causa dell’incuria e dell’effettivo stato di abbandono, sono di pregio architettonico, soprattutto nella struttura centrale, in stile fine ottocentesco, le decorazioni in ferro battuto in stile liberty, i suoi bugnati, le coperture e inoltre i macchinari ancora presenti in essa; si trova in un’area poco distante dal centro, solo separata dalla ferrovia, naturalmente rappresentando prima una zona fuori città.
La Distilleria ha cambiato diverse proprietà fino gli anni ’60, in cui è iniziato il cammino verso la chiusura e l’abbandono. A fine anni ’80-inizio ’90 si voleva procedere alla demolizione; così il gruppo di associazioni e cittadini, poi divenuto FRED, si è opposto avanzando la richiesta di tutela da parte del ministero dei beni culturali, giunta con un Decreto.
In seguito il FRED si è battuto per l’acquisto dell’area da parte del Comune, avvenuta solo nel 2004, inserendo la questione della riqualificazione nell’agenda amministrativa locale, anche grazie alla partecipazione in politica di alcuni esponenti.
E’ stato questo un caso esemplificativo della partecipazione di movimenti sociali urbani all’interno di una realtà utilizzando proprio quelle modalità usate in questi casi dalla sociologia urbana, quindi conferenze, mostre fotografiche, dibattiti cittadini, petizioni, campagne stampa, volte ad attrarre l’attenzione della cittadinanza e dunque della politica sulla questione.
Dal 2004 qualcosa si muove, ma molto lentamente dovendo inseguire di volta in volta i vari bandi europei e regionali per avere i finanziamenti necessari.
E’ partita recentemente l’esperienza del laboratorio urbano GOS negli ex magazzini, restaurati in modo da conservare l’aspetto originale della struttura; costruite delle palazzine destinate agli anziani; realizzato un orto botanico nell’area non ancora inaugurato, forse un po’ troppo appesantito di cemento e comunque attualmente abbandonato; in un’area si sono costruite abitazioni, che dovevano essere destinate agli anziani, ma furono occupate da famiglie bisognose, ‘sfrattati’, abusivamente; oggi stanno sistemando un’altra area per far partire l’incubatore d’imprese del calzaturiero.
Questo lavoro di tesi scaturisce innanzitutto da un’osservazione del territorio locale. Infatti pur trattando argomentazioni che facilmente sono collegabili ad aspetti più tecnici del sapere, come l’urbanistica o l’architettura, naturali sbocchi per la sociologia urbana, è stata esacerbata, se vogliamo insolitamente, all’interno di un percorso di studi che tende ad approfondire ben altri argomenti.
Probabilmente la curiosità suscitatami dagli argomenti di un esame in sociologia urbana, ha destato curiosità e forse passioni pregresse, avendo vissuto esperienze personali indirette riguardanti tali tematiche.
La città ha ormai smesso di essere unicamente un contenitore di abitanti, ma si sono rese sempre più abbondanti quelle richieste di cultura, di ‘spazi’ per i cittadini di cui la storia sempre più spesso, offre testimonianze e opportunità.
Due crolli: via Canosa, 16 settembre 1959 e via Roma 2011. Ci devono far riflettere su quanto sia importante contrastare la speculazione selvaggia e preoccuparci del recupero del ‘già esistente’. Tanti e troppi scandali che legano la politica alla speculazione edilizia (caso Montaltino). E le periferie orribili: 167 – case vuote al centro. L’ ex Distilleria sta crollando, lentamente
PAOLO DORONZO
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