14/03/2013. BISCEGLIE - ARCHIVIO DEL COMUNE: LA STRANA STORIA DEL TRASFERIMENTO A RUTIGLIANO E LA SCARSA CONOSCENZA DELL'ATTUALE NORMATIVA. COME EVITARE ALTRI SBAGLI E RISPETTARE LA MEMORIA DELLE CITTA' NELLE CARTE ANTICHE E NEI DOCUMENTI, UNA FONTE INESAURIBILE.
La tutela sul patrimonio archivistico italiano viene esercitata dallo Stato. Essa assume diverse forme e intensità in relazione alla natura giuridica dell’ente produttore dell’archivio.
L’organo che esercita la tutela è il Ministero per i beni e le attività culturali attraverso l’Amministrazione archivistica italiana. La principale normativa di riferimento è il Decreto del presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409 e il Codice dei beni cultuali e del paesaggio (decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42).
L'amministrazione archivistica italiana ha il compito di (art. 1, dpr n. 1409 del 1963) conservare i documenti degli organi centrali e periferici degli Stati preunitari, quelli dello Stato italiano e gli archivi e i singoli documenti dei quali lo Stato è proprietario o depositario attraverso gli Archivi di Stato (uno per ogni capoluogo di provincia) o le Sezioni di Archivi di Stato con sede in città non capoluogo di provincia che conservano fondi documentari di particolare importanza storica esistenti in quelle località; le sezioni dipendono dalla direzione dell'Archivio di Stato del relativo capoluogo provinciale.
Il problema evidenziato dall’articolo dell’8 marzo u.s. del corrispondente da Bisceglie della Gazzetta del Mezzogiorno relativo al deposito presso una struttura di Rutigliano di materiale documentale dell’archivio storico e corrente del Comune di Bisceglie (circa 800 metri lineari), pone le sue fondamenta nella scarsa conoscenza delle leggi di tutela dei beni culturali e l’inqualificabile ritardo burocratico nell’istituire nella provincia Barletta-Andria-Trani (nata il 2004!) la sede dell’Archivio di Stato.
A ciò si aggiunga che nel caso di Bisceglie gli ultimi eventi politico-amministrativi hanno dimostrato come la Provincia venga utilizzata più per scopi elettorali e non tenendo presente i benefici che questo ente porterebbe alle popolazioni delle 10 Città.
È utile far presente che la consorella Fermo, come Barletta-Andria-Trani capoluogo di provincia dal 2004, ha visto la trasformazione della già esistente Sezione di Archivio di Stato in Archivio già nel 2008.
Purtroppo il campanilismo nella nostra Provincia è diventato una specie di spauracchio per bambini (ricordate l’uomo nero ?) e in quanto tale, allorché si preferisce non decidere o meglio rifiutare di spiegare le non decisioni su argomenti che potrebbero destabilizzare gli equilibri (?) di un Consiglio Provinciale a dir poco qualunquistico, si tira in ballo la “favoletta” della Provincia policentrica per partorire pronunciamenti che farebbero impallidire lo stesso Ponzio Pilato.
Inutile stare a ribadire che in Italia, come in nessun altro paese del mondo ( ci supera forse la Repubblica delle Banane?), le leggi vengono fatte per poi essere stravolte secondo la direzione del vento che soffia in quel preciso momento storico e questa anomalia tutta italiana, si è ripetuta nel corso del consiglio provinciale di lunedì 17 ottobre 2011 allorquando il dott. Giuseppe Dipaola, consigliere provinciale di minoranza della Buona Politica e, “discriminante gravissima” barlettano, ha avuto la felicissima intuizione di proporre un ordine del giorno con il quale si chiedeva al Consiglio Provinciale di perorare la causa (e non di decidere in quanto la competenza della dislocazione degli uffici statali spetta al Governo centrale) per l’istituzione dell’Archivio di Stato nella nuova provincia come prevede il D.P.R. 30.9.1963 tenendo conto che per la scelta della città dove stabilire la sede dell’Archivio fa testo ( o no?) il parere n.716 della Prima Sezione del Consiglio di Stato il quale in data 18 marzo 2010, si è chiarito che gli uffici periferici statali di livello provinciale debbono avere sede nel Capoluogo vale a dire nella stessa Città in cui ha sede la Prefettura.
Dunque la regola non è derogabile se non mediante un’apposita fonte legislativa .
Il consigliere Dipaola nel chiedere l’assegnazione dell’Archivio di Stato alla Città di Barletta ha motivato il suo ordine del giorno spiegando che la stessa non sarebbe un “dono” bensì rispetto della legislazione vigente. Conclusione?
L’ordine del giorno, sottoposto a votazione, è stato respinto con l’ignominia, solita, dei barlettani presenti (escluso il consigliere Dicorato) i quali come il su citato Pilato se ne sono lavate le mani scomparendo al momento della votazione.
Questo endemico malcostume del non decidere, ovviamente, porta a quelle conseguenze giustamente denunciate dagli amici biscegliesi che si vedranno precludere le possibilità di consultazione della documentazione recente o storica per chissà quanto tempo.
Infatti non si comprende come sia possibile trovare a breve una soluzione valida che faccia ritornare fruibili i documenti se non depositare gli stessi in un luogo appropriato e prestigioso come sarà la nuova sede della Sezione di Archivio di Stato di Barletta la quale, grazie al difficilissimo e prezioso lavoro che sta svolgendo la Dirigente dell’Archivio di Stato di Bari dott.ssa Eugenia Vantaggiato, presto sarà operativa ed in grado di soddisfare le giuste esigenze degli studiosi.
Michele GRIMALDI Funzionario Sezione Archivio di Stato Barletta
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