Abbiamo letto sui media (e ci associamo) le “dolenti note” di Pietro Doronzo e Italo Muntoni a proposito del fatto che le inedite scoperte archeologiche di epoca preistorica dal territorio di Barletta e Canne della Battaglia siano esposte in questo periodo estivo a Manfredonia piuttosto che qui in casa nostra.

Incredibile! A Manfredonia, porta del Gargano turistico, lo Stato mette in mostra l’archeologia cenerentola di Canne della Battaglia: e qui si visita l’Antiquarium senza nessuna accoglienza turistica od altra forma di attrazione né di informazione. Ok a “costo zero” ma dai nostri beni culturali vogliamo sempre far guadagnare gli altri in questi tempi di crisi?

Sembra una replica dell’operazione De Nittis a Padova: dalle nostre eccellenze culturali a trarne utile profitto economico, per i loro territori, ci sono soltanto terze realtà, strutture, soggetti (privati e pubblici) in Puglia come al nord, visto che le cosiddette “migrazioni”, ricche unicamente di onorifici ritorni d’immagine e nulla più per Barletta, vanno sistematicamente a premiare sistemi molto meglio attrezzati, o semplicemente più furbi, del nostro.

E questo accade perché manca un museo a Barletta? No: esiste un Polo museale al Castello con tanto di lapidario recentemente aperto al pubblico. Solo che si espone una minima parte del ricco tesoro di pietre storiche come insegne, lastre tombali e quant’altro rispetto al primitivo progetto espositivo, comprendente la preistoria.

E allora perché manca un museo a Canne della Battaglia? Nemmeno: esiste un Antiquarium (anzi due, compreso il nuovo fabbricato bloccato per de-finanziamento regionale pari a 750.000 euro andati persi dal Comune di Barletta) dove il maggiore attrattore scientifico rappresentato appunto dai ritrovamenti archeologici è abbandonato alla “spending review” ed alla non accoglienza o informazione turistica.

L’archeologia di Barletta e di Canne della Battaglia, come giustamente hanno scritto gli amici dell’Archeoclub, è vittima delle disattenzioni delle precedenti amministrazioni comunali e, di sicuro, anche delle consulenze di cui si sono giovate nel tempo, come pure di un certo “snobismo” verso un’archeologia considerata di serie A rispetto ad altra archeologia di altro genere, archeologia… cenerentola.

Vedi il cattivo esempio dell’isola archeologica in stato di abbandono in via Vitrani, area cimiteriale di epoca tardo medievale con esempi di sepolture e di lastre tombali atte a documentare il ceto medio borghese dei maestri artigiani della Barletta fino al 1500.

Un’area che è costata sia in termini economici che in quelli urbanistici, a ridosso del liceo classico Casardi: alla manutenzione ci pensa la Barsa (sono 500 mq rientranti nel capitolato col Comune) ma ricettacolo perenne di rifiuti, scarsamente illustrativa come pannelli esplicativi per chi la guarda dal marciapiedi o dalla contigua pista ciclabile, carente di aperture a tempo determinato o di visite guidate tranne rarissimi esempi da contare proprio sulla punta delle dita.

Si, proprio un’archeologia-cenerentola di cui tutti, ai piani alti, devono essersi dimenticati, ma che, in un luogo sempre così densamente vissuto ogni giorno, denuncia quel disinteresse verso la propria storia da parte di chi invece, come il Comune, dovrebbe pensarci.

Nino Vinella
Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia

LA RASSEGNA STAMPA SUL WEB…

“A Manfredonia in mostra l’archeologia di Canne. Qui visite all’Antiquarium senza accoglienza”. L'intervento di Nino Vinella presidente del Comitato Pro Canne della Battaglia

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BARLETTA - POLO MUSEALE: PIETRE CHE RACCONTANO LA STORIA

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BARLETTA - VIA VITRANI, L'ARCHEOLOGIA CENERENTOLA... ANNI '80

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BARLETTA: ARCHEOLOGIA IN VIA VITRANI. COME INIZIO' LA STORIA...

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