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09/09/2013.  BARLETTA – NOVEMBRE 1943: QUANDO GLI INGLESI VOLEVANO PORTARSI VIA IL MENHIR DI CANNE DELLA BATTAGLIA COME BOTTINO DI GUERRA… NEL RICORDO DI UN TESTIMONE OCULARE, DOMENICO LOMUSCIO.

BARLETTA – NOVEMBRE 1943: QUANDO GLI INGLESI VOLEVANO PORTARSI VIA IL MENHIR DI CANNE DELLA BATTAGLIA COME BOTTINO DI GUERRA… NEL RICORDO DI UN TESTIMONE OCULARE, DOMENICO LOMUSCIO

Nella vigilia del 70° anniversario del feroce eccidio nazista e delle celebrazioni di giovedì 12 settembre con l’intervento del Presidente del Senato, Pietro Grasso, e del Ministro della Difesa, Mario Mauro, proponiamo ai nostri Lettori una pagina sconosciuta delle settimane immediatamente successive alla liberazione da parte delle truppe alleate.

"... Il menhir di Canne ha sempre avuto una storia ufficialmente documentata e raccontata come pure abbastanza travagliata, anche per la “complicità” più contemporanea degli anglosassoni in genere. E mi limiterò qui a citare il più recente aneddoto riferitomi da Mimì Lomuscio, l’andriese ultimo casellante della stazioncina di Canne della Battaglia.

Con la sua memoria di ferro, Mimì ricorda che invece quella pietra si dimostrò addirittura e straordinariamente … d’acciaio quando, qualche mese dopo la Liberazione nel settembre 1943, un reparto di truppe inglesi venne qui da Barletta a bordo di una jeep come scorta ad un camion pieno di una mezza dozzina di operai barlettani. L’ordine era: rimuovere il menhir dal suolo, caricarlo su quello stesso camion e portarlo in Inghilterra chissà dove!

«Ero bambino, ricorda Lomuscio, mi appostai dietro un basso muretto a confine della masseria e vidi tutta la scena. Agli operai venne detto di stringere il menhir con delle grosse funi di canapa, quelle delle navi, e di tirarlo giù, anche con l’aiuto meccanico del camion. Primo tentativo, niente. Niente nemmeno al secondo. Al terzo, le funi già tese si rompono, ed il mehir resta lì immobile, dritto come adesso!».

A caccia di souvenir di cui fecero comunque razzia lì vicino (coi sepolcreti a pochi passi lasciati alla mercé di chiunque, come sta scritto nelle lettere dell’archivio comunale…), gli inglesi furono beffati dal fatto di non aver considerato che, alto più di due metri e mezzo, il menhir era stato conficcato nella terra almeno per altrettanto dagli antichi costruttori…”

(La Gazzetta del Nord Barese, 8 ottobre 2007, articolo di Nino Vinella)





 

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