30/11/2013. BARLETTA – CITTA’ DELLA DISFIDA, “MA CHI ERA ETTORE FIERAMOSCA?” DOMANDA: I BARLETTANI CONOSCONO LA PROPRIA STORIA? INTERVENTO DI MICHELE GRIMALDI. E IL DIBATTITO CONTINUA.
Troppo spesso ci si meraviglia (o inorridisce?) se, chiedendo ad un ragazzo di terza media che abita in via Vitrani, il perché il quartiere dove si trova la via si chiami “Medaglie d’Oro” o ancora peggio quando, mostrando vecchi manifesti che annunciavano la rievocazione del Certame Cavalleresco della Disfida di Barletta si fa la fatidica domanda “…conoscete Ettore Fieramosca? ” ci si sente rispondere di non saperlo assolutamente.
Non pensiate che quello riportato sia un caso sporadico, tutt’altro! Questo confermato da un’attività quarantennale in un Istituto culturale che fa dell’attività didattica il suo pane quotidiano avendo uno strettissimo rapporto interpersonale con studenti che vanno dai 10 anni ai 20.
Questo perché la storia, anche nei contesti scolastici più “illuminati”, è troppo spesso materia di studio (quando la si studia!) acritico, quasi mnemonico; il libro di testo si accetta come insieme di verità rivelate, come qualcosa di cristallizzato. I tentativi degli editori di alternare la narrazione di fatti storici con riproduzioni di documenti di archivio o comunque di fonti deve spesso lasciare il passo alla necessità di correre per terminare i programmi ministeriali e quelle illustrazioni sono frequentemente solo oggetto di sguardi frettolosi che lo studente può dedicare a ciò che non è da studiare.
SCUOLA E ARCHIVI - Eppure la reciprocità di interesse fra Scuola e Archivi è innegabile: la Scuola ha necessità di creare stimoli nuovi negli alunni per motivarli a conoscenze e saperi che rischiano di diventare sempre più astratti; ha necessità, se il processo dell’autonomia scolastica come sembra, è destinato a realizzarsi, di radicarsi sempre più sul territorio, di interagire con esso e quindi di conoscerlo anche storicamente.
Gli archivi, una volta risolto il problema della conservazione e della salvaguardia, hanno il problema della valorizzazione, dell’apertura a una nuova utenza, di rendere reale una ricaduta che in parti giustifichi gli investimenti fatti in inventari e strumenti di consultazione. STORICI E STORIA LOCALE - L’attenzione degli Storici alla storia sociale e locale, come orizzonte più ristretto ma più significativo, si deve alla generazione di studiosi che, durante il ventennio successivo alla fine della seconda guerra mondiale, a partire dalla Francia, rifondò il modo di fare Storia, ridefinendo sia gli oggetti di indagine sia le tecniche di raccolta ed interpretazione delle informazioni, e focalizzando l’attenzione non tanto sulla narrazione o sulla descrizione di singoli avvenimenti, isolati nel tempo e nello spazio, quanto piuttosto sulla conoscenza, scientificamente fondata, delle convinzioni condivise dai nostri antenati e sulla fitta trama delle loro azioni.
Il lavoro degli storici (la Storiografia) collega il passato al presente, precisa i comportamenti degli antenati per chiarirne le azioni, gli intendimenti, le convinzioni e gli affetti trasmessi, nel tempo, fino a noi. Gli storici, uomini del presente, interrogano e spiegano il passato in modo da chiarirne le differenze ed analogie, vicinanze e distanze rispetto all’oggi, giacché il passato influenza il presente più di quanto comunemente si creda: la cultura degli uomini, infatti, vale a dire la rete di senso che permette di recepire la realtà e, di conseguenza, di compiere azioni, cambia molto più lentamente dei mezzi tecnici dei quali ci si avvale per sfruttare l’ambiente e per produrre e distribuire ricchezza.
Per questa ragione la storia è disciplina del contesto e del globale che coltiva l’ambizione di pervenire a soddisfacenti comprensioni della condotta e degli atteggiamenti degli uomini del passato locale.
LO STUDIO DELLA STORIA - Lo studio della storia può aiutare a ricostruire l'evoluzione del "patto" di convivenza tra gli uomini di ogni tempo, nelle sue varie componenti: sociali, giuridiche, istituzionali. Da qui l’importanza della Educazione civica, che può essere finalizzata, attraverso l'esercizio della discussione democratica e il dibattito di temi socialmente rilevanti, alla formazione di una cittadinanza critica e responsabile. La funzione civile della Storia consiste per l’appunto nel trasmettere il principio dell’identità culturale, cioè dell’appartenenza ad una società, ad una civiltà, che permette di comprendere perché le cose siano fatte in un certo modo (per esempio: dalla struttura e forma degli edifici ai modi di preparare i cibi e le bevande) in relazione ai valori prevalenti nella vita sociale, civile ed economica.
L’emergere del tema della didattica negli archivi italiani, inteso con riferimento alle attività educative e ai rapporti con il mondo della scuola e della formazione non specialistica, risale alla fine degli anni ’70, in ritardo e con caratteristiche diverse, rispetto ad analoghe realtà europee.
IL RUOLO DELL'ARCHIVISTA OGGI - Il dibattito si aprì, fra gli anni ’70 e ’80, attorno alla fisionomia e all’identità professionale dell’archivista, forte in Italia di una prestigiosa tradizione scientifica ma contemporaneamente attento e aperto al nuovo clima culturale.
Alla spontaneità sperimentale, generosa e disorganica di questa “prima generazione” di attività didattiche seguì una fase di inevitabile riflessione (parallela, anche se sovente separata, rispetto ad altra analoga entro il mondo della scuola), in cui si posero interrogativi e si evidenziarono indicazioni e modelli di lavoro.
Dall’interno degli ambienti scolastici si metteva in guardia inoltre da alcuni usi didattici impropri dell’archivio: la visita guidata passiva (il modello “delle meraviglie” ossia “guardare e non toccare”) l’esibizione di singoli documenti più o meno famosi nel quadro di una limitativa “sindrome dell’originale” il “labirinto puro”, ossia la proposta di una ricerca eccessivamente ampia, totalmente disorientante il “falso labirinto”, ossia una ricerca talmente semplificata da non consentire il ritrovamento se non di quanto fosse già stato predisposto.
IL COMUNE - Dall’approccio alla documentazione storica, oltre all’effetto emotivo della visione delle carte, dovrebbe scaturire una voglia di conoscenza meno superficiale che passa, questa, necessariamente attraverso l’avvicinarsi in maniera sempre più “sfacciata” ai libri di storia locale i quali, per fortuna, nella nostra Città non mancano ma che purtroppo non sono corredo irrinunciabile delle biblioteche presenti in ogni ordine e grado di Istituti scolastici.
La lodevole iniziativa di rifocillare le smagrite biblioteche scolastiche, pensiamo, debba essere abbracciata con entusiasmo dall’Ente Comune il quale oltre a rendere un servizio a coloro i quali saranno i prossimi amministratori locali, si renderebbe autore di una proficua azione di marketing turistico che spingerebbe intere famiglie locali a visitare i propri tesori storici e non disperdere attenzioni ed economie in siti che hanno molto meno appeal dal punto di vista storico fuori dalla Città.
Tutto ciò in un’ottica multidisciplinare e interdisciplinare che integri la materia-Storia con la Geografia, le Scienze, la Storia dell’arte, la Musica, le Scienze dell’Amministrazione, dell’Economia e le Scienze Sociali.
Michele Grimaldi Studioso di Storia Locale Funzionario Archivio di Stato, sezione di Barletta
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