05/01/2014. BARLETTA - DALL'ARCHVIO DI STATO LA STORIA: C'ERA UNA VOLTA L'ECONOMIA DEL TERRITORIO. DALLO STABILIMENTO DELL'APPULA ALLA BANCA D'ITALIA.
Sarebbe forse fuori luogo o meglio oltre il tempo canonico di discussione, esprimere pareri personali sulla tristissima vicenda riguardante la soppressione della sede staccata del Tribunale o ex Pretura che è andata in onda negli ultimi due mesi.
Questo perché personalità e cittadini di ogni ceto e convinzione politica hanno cercato e tentano ancora, di esporre le proprie idee attraverso ogni mezzo di comunicazione possibile, creando a volte (o sempre ?) confusione nella mente di chi sta ad ascoltare.
Al contrario, quello che desidereremmo compiere è un vero e proprio ripasso (piccolo!!) della depauperazione di uffici, insediamenti industriali e commerciali, che non deriva da ricordi personali resi più o meno sfocati dalla nebbia del Tempo, bensì dall’analisi di documenti che raccontano la “vera” storia di un territorio e della sua popolazione.
Questo, come sempre, reso possibile dall’analisi della documentazione dell’archivio storico del Comune di Barletta conservato e “riportato alla luce” dalla Sezione di Archivio di Stato di Barletta.
A proposito della Sezione e degli uffici statali a rischio scomparsa, mutuando il titolo di un famoso film, ci sarà qualcuno che si darà da fare per salvare “Il soldato Archivio”?
Verrebbe spontaneo dare inizio al ripasso ricordando (è sempre utile farlo) come Barletta per quasi due secoli è stata sede di Sotto Intendenza prima e Sotto Prefettura poi; del Circondario di Barletta; del Distretto Militare di Barletta e del deposito misto truppe “Rodi Egeo” che incorporava anche comuni della Basilicata e del sud-foggiano; dell’ormai ultra famosa Banca d’Italia e del più recente Comprensorio del Nord-Barese, per concludere con il più antico, dopo la Napoli – Portici , tronco ferroviario e cioè la Barletta – Spinazzola.
A questo vanno aggiunti il primo tentativo, nel 1886, di acquedotto pugliese (dici niente !!!) e la primogenitura dell’idea e realizzazione nel 1923 di quella fiera che, “traslocata” nel capoluogo regionale, diverrà la famosissima “Fiera del Levante”.
Oltre a queste che possono essere ricordate un po’ da tutti (almeno i più attempati o amanti della storia), ci sono altri esempi di come Barletta sia sempre stata traino e volano per l’intero territorio compreso tra il nord barese, il sud foggiano e i confini della vicina regione lucana.
E’ d’obbligo dare inizio alle “rimembranze” con l’industria “APPULA” una società di origine e creazione esclusivamente barlettana e forse il più importante insediamento produttivo di ogni tempo nella nostra Città.
Infatti 130 pionieri il 12 dicembre 1886 ebbero la felice intuizione di unire i propri interessi e creare una società anonima che, seconda in Italia e prima nel Sud, si interessasse ai prodotti chimici. Lo stabilimento, trasformando i residui della vinificazione (vera e propria riconversione industriale ante litteram), produceva acido tartarico (30.000 quintali) e cremore di tartaro (5.000 quintali) quali prodotti principali oltre al cloruro di potassio, allume di potassio e nero decolorante (15.000 quintali). In quegli anni vantava il titolo di essere l’unica industria al mondo (!!!!) che estraeva il cloruro. Agli inizi degli anni ’20 l’Appula aveva in organico ben 100 operai (nel 1926 divennero 300), un vero record per l’epoca, e 50 tra dirigenti, impiegati e salariati (gli attuali quadri).
Nel 1922 l’industria barlettana con una delle prime O.P.A. (Offerta Pubblica d’Acquisto n.d.r.) inglobò la società anonima “Fabbrica Lombarda di acido tartarico” con sede in Milano, l’ “Industria acido tartarico” con sede in Casal Monferrato, la “Società italiana per derivati della cellulosa” con sede in Milano e cambiò la propria denominazione in “APPULA – Società per l’industria chimica italiana” con sede in Barletta destinata alla fabbricazione, produzione e commercio di prodotti chimici.
Prendendo a prestito una famosissima frase detta dal comico del trio Aldo,Giovanni e Giacomo, si potrebbe urlare “… non ci posso credere !!! ”. Ma come una società per azioni del profondo Sud che acquista ben tre stabilimenti siti nel cuore industriale d’Italia? Oggi sarebbe fantascienza, pura e semplice fantascienza.
La vita di questo importantissimo stabilimento industriale terminò quando fu compiuta la fusione con l’attiguo stabilimento chimico “Montecatini”.
Naturalmente l’Appula fu solo la punta di un iceberg che alla base aveva industrie come la “Società Cementi” che nel 1926 inviava, via mare, in tutto il mondo ben 40 tonnellate di merce all’anno; la “Ditta oleifici meridionali” produttrice di 7.000 quintali di olio solfuro utile alla saponificazione; le “Distillerie Italiane” che lavorava gli alcools e il ghiaccio con la produzione di quest’ultimo, in estate, di ben 120 quintali al giorno ed infine la Cantina Sperimentale istituita con decreto governativo nel 1879 in quanto a Barletta fu riconosciuto il titolo di primo centro vinicolo del Mezzogiorno grazie all’attività degli agricoltori e la bontà del prodotto. In 120 anni quante cose sono cambiate !
Proprio per valorizzare maggiormente i prodotti della terra e del mare della nostra Città e del suo circondario e favorirne la commercializzazione, nel 1933 furono inaugurati i “Magazzini Generali per il Commercio, l’Industria e l’Agricoltura a Barletta e per i paesi del suo retroterra”.
Il Sottosegretario al Commercio On. Marani intervenuto per l’inaugurazione degli avveniristici, per l’epoca, Magazzini Generali, spiegava che la valorizzazione del Porto di Barletta“… è strettamente connessa al problema della commercializzazione dei prodotti che, venduti in strutture degne e funzionali, possono far rifiorire una serie di vantaggiose industrie e di commerci, che così potrebbero trovare facile ragione di crescente sviluppo.
Tali Magazzini Generali, infatti, accentrando i vari prodotti dell’agro barlettano e del suo retroterra, permetterebbero di valorizzarli e per conseguenza, di creare quella organizzazione commerciale che potrebbe dar vita alle esportazioni, nonché alle importazioni ed incremento ai trasporti marittimi oggi limitati a quel po’ di merci che provengono in importazione e quasi esclusivamente per i bisogni del commercio e delle industrie locali”. Ma questo discorso è stato fatto quasi un secolo fa o la scorsa settimana ?
Purtroppo l’incuria degli operatori e soprattutto la non lungimiranza dei politici di ogni epoca e colore, hanno fatto si che il sogno di un polo commerciale con al proprio centro Barletta è naufragato miseramente.
Vogliamo terminare con la Cultura strettamente legata al commercio.
Per far questo abbiamo voluto prendere in esame coloro che con le loro attività hanno “commercializzato” e soprattutto contribuito a diffondere, tra tutti i ceti sociali, la cultura. Parliamo ovviamente delle tipografie e delle librerie con rivendite di giornali.
Potremmo partire dal 1647 quando a Barletta era presente una tipografia che in quello stesso anno pubblicò l’opera “Dei Santi illustrati” del P. Domenico Dentice” sul frontespizio della quale è scritto “ Baroli – Typis Valerys – anno MDCXXXXVII – Superiorum Permissu”, ma per non annoiare i nostri lettori con vari passaggi che, attraversando le storie di editori come Valdemaro Vecchi e Gennaro Dellisanti, arrivano sino alla Libreria Europa e alla Rotas, vorremmo parlarvi di un esercizio commerciale che negli anni ha assunto l’identità del prototipo di libreria a Barletta.
Infatti ogni qual volta si vuole indicare un locale dove è possibile trovare libri e giornali, automaticamente si dice “Liverini”. Questa è la libreria più antica della nostra Città e nella sua quasi secolare attività ha praticamente fornito libri ad almeno cinque generazioni di barlettani.
Fra le tracce lasciate dai vari componenti della famiglia Liverini c’è anche una richiesta presentata al Sindaco il 31 marzo 1945 da Solidio Liverini di professione propagandista librario, nato a Barletta il 20 ottobre 1910 figlio di Giovanni e Serra Celeste, il quale chiedeva “di volergli rilasciare una licenza d’esercizio relativa alla vendita di libri scolastici e non ed oggetti di cartoleria con lavoro di rappresentanza libraria”.
In poche parole una vita dedicata alla diffusione del sapere quella della dinastia “Liverini”, eredità oggi raccolta e perpetuata dai competenti fratelli Chiandetti.
Purtroppo l’era informatica avanza e i Liverini diventano sempre più rari come i Panda, una razza in via d’estinzione e proprio per questo da proteggere strenuamente.
Ad appropriata conclusione di questa breve cronistoria bisogna fornire un dato che verrà poi lasciato alla considerazione dei lettori: l’emorragia di uffici della nostra Città ha avuto inizio, per la quasi totalità dei casi, subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale.
Solo un semplice caso di estinzione istituzionale o colpa di “Figure” con scarso appeal politico ?
Cui prodest scelus, is fecit … Seneca docet ! Michele GRIMALDI
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