www.associazionefalconieripugliesi.it Spiegare cosa sia la Falconeria alle persone, e far capire cos'è celato in essa, è veramente complesso.
Le sue radici prendono linfa dalle immense distese della Cina e della Mongolia, radici messe più di duemila anni fa. I frutti di questa fantastica unione tra rapaci e uomini sono maturati in tutto il mondo, passando per tutto l'Oriente, l'est europeo e l'Europa stessa, ed ormai, anche in America, segnando, sotto gli occhi di questi nobili uccelli, mille storie, trattati e soddisfazioni di singoli uomini.
La Falconeria, "De Arte Venandi cum Avibus", come scrisse Federico II di Svevia, nipote del Barbarossa, é l'arte di cacciare con gli uccelli. Arte? Sì, proprio arte perché tutta la Falconeria è un intreccio di piccoli capolavori che portano al risultato finale, ovvero il volo del falco.
Le più antiche rappresentazioni dei falchi si ritrovano in Egitto. Tra i geroglifici della tavolozza di Narmer, risalente alla prima dinastia si ritrova l'immagine di un Falco sacro (Falco cherrug). La cosa importante è però il fatto che gli egiziani riconoscessero quest'animale come una divinità, e non lo utilizzassero in realtà per la Falconeria. In lui vedevano il dio Horus, il dio del sole.
Scene di caccia con il falco sono riportate nei disegni e dipinti murali rinvenuti nelle tombe di dinastia Han (206 a.C.). Altre rappresentazioni risalgono invece alla dinastia T'ang, ma molto più tardi, ovvero nel 618 d.C. Altre notizie inerenti alla Falconeria le ritroviamo tra gli scritti di Marziale e Appiano dove si parla di sparvieri al servizio dell'Imperatore. Nel 330 d.C. invece, Giulio Firmico Materno cita un "nutritores accipitrinum falconum" e nel 480 Sidonio Apollinare loda Eudicio, il figlio dell'Imperatore Aviano, per aver introdotto per primo la caccia coi falchi.
Alcuni importanti interventi si osservano in ambito religioso e durante l'Impero di Carlo Magno. Nel 506 d.C. il Consiglio di Agda proibisce agli ecclesiastici di praticare la Falconeria, proibizione poi ribadita nei concili di Epaon nel 517 d.C. e di Macon nel 585 d.C., e di ciò se ne parla anche nella legislazione longobarda.
In seguito Carlo Magno pubblica un editto con cui viene punito chiunque rubi un falco addestrato, con una multa, oltre che con la restituzione di un altro falco di pari bravura.
In Italia appaiono due fronti diversi nella Falconeria: il primo è quello siciliano degli arabi e dei nobili normanni, mentre al nord venne appresa dai Germani. Quando avviene l'unione degli svevi e dei normanni, queste due direttrici s'incontrano e si fondono. Il primo cultore siciliano fu il normanno Ruggero II, ma anche Federico Barbarossa e suo padre praticavano la Falconeria.
Ma l'uomo che ancora oggi è ricordato, per la Falconeria e per avere introdotto i principi dello Stato Moderno, è sicuramente l'eclettico Federico II di Svevia, nipote del Barbarossa. Secondo lui una giornata senza caccia con il falco era una giornata persa.
Federico, nato nel 1154 a Jesi, in una tenda posta nella piazza principale della città, ebbe un'infanzia molto particolare perché crebbe in una corte multietnica, dove si mescolavano cristiani, ebrei e mussulmani. Probabilmente proprio questo fu l'humus che permise il fiorire di una mente che riuscì a dimostrarsi avanti rispetto alla mentalità del suo tempo. Nel Rinascimento, la Falconeria esplode, raggiungendo il suo massimo assoluto e divenendo il simbolo della fierezza, forza, bellezza, e dell'indomito coraggio, ovvero tutte le qualità che il cavaliere crociato e poi il nobile del Rinascimento, quasi veneravano. Per il crociato era il simbolo della vittoria sui nemici, ed essi fuggivano quando egli appariva, così come fuggono gli uccelli alla vista del falco. Per il nobile medievale il falco era un importante simbolo che veniva apposto sui portali dei castelli come stemma araldico.
Il valore della Falconeria oggi non ha più quello sfondo simbolico del passato. I falchi oggi utilizzati per la pratica della Falconeria sono tutti obbligatoriamente nati in cattività e nulla è più sottratto alla Natura. La Falconeria è una passione molto difficile. Richiede sacrifici e fatica e una costanza che non deve mai venire meno. Chi la pratica ha in mano animali preziosi, nobili e da rispettare.
SABATO 6 MAGGIO 2006
CON L’AFFASCINANTE ARTE DELLA FALCONERIA, STORICA TAPPA A CANNE DELLA BATTAGLIA PER I TOUR OPERATOR TEDESCHI NEL GIRO DI PUGLIA IMPERIALEBARLETTA – Prosegue la visita del gruppo di operatori turistici tedeschi al territorio della Puglia Imperiale, in un tour organizzato dall’Agenzia Puglia Imperiale Turismo e dall’Enit di Francoforte: ieri a Castel del Monte, Corato, Andria e Minervino, oggi a Canosa, Canne della Battaglia, fino a Barletta.
In particolare nei luoghi della battaglia di Annibale del 216 avanti Cristo, il gruppo verrà accolto da una delegazione del Comitato Italiano pro Canne della Battaglia con il suo presidente Nino Vinella, e dopo la visita all’area archeologica, all’Antiquarium ed alla Cittadella, assisterà dal belvedere sulla pianura dell’Ofanto in prossimità della celebre colonna commemorativa alla dimostrazione dell’arte della falconeria a cura dell’Associazione Falconieri Pugliesi Gruppo “L’artiglio”, svolta seguendo fedelmente le regole tramandate da Federico II nella sua opera “De arte venandi cum avibus”.
I tour operator tedeschi già dalle prime battute hanno mostrato sincero apprezzamento per l’organizzazione, oltre che per la bellezza del patrimonio, non solo artistico, ma anche ambientale e enogastronomico: oggi percorreranno la Strada degli Antichi Vini Rossi, con un pranzo a base di carciofi di S. Ferdinando, poi la puntata nella zona umida di Trinitapoli e Margherita di Savoia, fino a giungere a Barletta: tappa aPalazzo della Marra, al cui interno è situata la Pinacoteca De Nittis, poi visita alla Basilica del Santo Sepolcro, dove Federico II festeggiò la Pasqua prima di partire per la Terra Santa , al Colosso ,al Duomo e alla Cantina della Disfida. Ed infine al Castello Svevo, all’interno del quale, nella monofora del cortile, si può ammirare l’aquila imperiale (unica al mondo insieme a quella di Bari) e incontrare l’unico busto noto di Federico II: nella piazza d’armi ci sarà la rappresentazione scenica in collaborazione col Parco Letterario D’Azeglio-E. Fieramosca.
In serata cena a tema con menù federiciano al Brigantino e pernottamento al Nicotel.
I tedeschi, si sa, adorano il nostro territorio e soprattutto sono orgogliosi delle gesta dell’Imperatore Federico II che, pur germanico di origine, espresse il meglio della innata genialità proprio in questa zona della Puglia: in occasione della Itb di Berlino, Borsa internazionale del turismo che si è svolta nelle passate settimane nella capitale tedesca, l’Agenzia Puglia Imperiale Turismo ha partecipato organizzando anche una conferenza con esperti di storia e turismo, riscuotendo un notevole successo fra gli operatori del settore. Tanto da spingere i dirigenti Enit di Francoforte a organizzare questo educational in collaborazione con l’Agenzia Puglia Imperiale, che già nelle previsioni fa intendere una ricaduta notevole in termini di arrivi dal mercato tedesco a quello pugliese, e di questo territorio in particolare.
Una previsione che viene confermata dal sostegno all’iniziativa assicurato da un’azienda come l’Alitalia , che in questa occasione ha voluto offrire i trasferimenti aerei.
“In meno di quattro giorni – spiega il direttore dell’Agenzia, dott. Alessandro Buongiorno – stiamo cercando di mostrare al gruppo di operatori tedeschi le peculiarità del nostro territorio. A questo proposito abbiamo creato un itinerario che include il meglio di ciò che è visitabile nel minimo tempo a disposizione”.