20/06/2014. BARLETTA - "SOS ARCHIVIO DI STATO": LA PERDITA DELLA MEMORIA STORICA EQUIVALE ALLO SMARRIMENTO DI UNA SOCIETA' IN CRISI. SENZA LA CONSERVAZIONE NE' CONOSCENZA DEL PROPRIO PASSATO, INCERTO E' IL FUTURO ANCORA PEGGIO DEL PRESENTE. MONITO DI MICHELE GRIMALDI.
Da Michele Grimaldi, funzionario della Sezione Archivio di Stato di Barletta, riceviamo e volentieri pubblichiamo integralmente la seguente nota d'interesse generale in merito alla condizione vissuta dall'importante istituto culturale.
"Siamo così anestetizzati dai personalissimi problemi che affliggono tutti noi dal mattino appena svegli che non ci accorgiamo o anzi non vogliamo notare, i duri colpi che sistematicamente subisce la credibilità sociale e politica della nostra Città. Qualcuno sostiene (ahimè giustamente!) che la mentalità dei centomila barlettani non è dissimile da quella di un piccolo e semi sconosciuto paesino di montagna e non, come invece dovrebbe essere, propria degli abitanti di un capoluogo di provincia con un’importantissima e nobile storia.
Questo per far notare come le varie e dolorose “diminuzioni” di importanti presidi statali (leggi Banca d’Italia, Distretto Militare, Tribunale, ecc.) sono state subite, dall’intera collettività, come l’ineluttabile fato di omerica memoria.
Le uniche reazioni registrate? Una serie di sterili e postumi dibattiti utilizzando i vari mezzi di comunicazione per crearsi alibi ridicoli che hanno prodotto ancor più disappunto e amarezza nei cittadini barlettani.
E la storia sembra proprio non si fermi ancora, perché sotto la scure del legislatore, pare, debba finire (ancora una volta dopo la precedente soppressione della Sotto Prefettura) la sede della Prefettura.
Proprio scegliendo di differenziarmi dal modus operandi dilagante e guardandomi bene dall’essere blasfemo nel paragonare la mia azione a quella di San Giovanni Battista “ … io sono voce di uno che grida nel deserto (Giovanni 1,6-8.19-28)”, ritorno a porre l’attenzione sulla nuova sede della Sezione di Archivio di Stato.
E si, perché non vorremmo che, l’unico presidio culturale statale presente nella nostra Città, subisca “l’ignorante” interesse dei nuovi vandali della spending review indiscriminata.
Debbo sinceramente confessare che è stato e lo è ancora, durissimo combattere l’idea che identifica l’archivio come un ammasso di carte polverose, abbandonate all'umido di uno scantinato o in soffitta all'insidia della pioggia e dei topi; una quantità di materiale esposto all'incuria o addirittura considerato ingombrante, la cui conservazione si continua a tollerare a mala pena nella ristrettezza degli spazi: è questa, purtroppo, l'immagine o la concezione che non tanto e non solo l'uomo qualunque ma anche il proprietario, privato o pubblico, ha spesso delle proprie carte d’archivio.
A causa di queste forme di dispregio degli antichi documenti appartenuti agli archivi di comuni, di famiglie, di imprese, di associazioni, sono andati irrimediabilmente perduti o comunque ci sono giunti gravemente danneggiati e lacunosi.
Eppure la dignità umana avverte come bisogno primario anche quello di conservare un'immagine di sé, di trasmettere ai posteri un qualche riflesso della propria personalità singola e collettiva, delle proprie azioni.
Ciascuno di noi è inserito, lo voglia o no, in una “tradizione”, in qualcosa che gli è tramandato e voglia o no, costituisce il fondamento del suo presente.
Disinteressandosi o ignorando le carte d'archivio, insomma, l'uomo rinnega sé stesso, la sua immagine storica.
L'archivio costituisce la memoria storica del comune e rappresenta l'unico mezzo per documentare i fatti del passato la cui conoscenza può essere indispensabile per studiare i presupposti onde avviare una azione futura.
Realizzare l'obiettivo di metterlo a disposizione per la ricerca storica, cioè garantirne la conservazione, la custodia e la consultazione, rappresenta un indubbio salto di qualità per la Sezione di Archivio e di conseguenza per l’amministrazione Comunale.
E proprio da questa sinergia di intenti nel raggiungimento dell’obiettivo divulgazione, favorita dalla sempre stretta collaborazione che è intercorsa tra l’ente Archivio e quello Comune, sono nate iniziative come la mostra documentaria allestita nel ridotto del Teatro Curci nell’autunno del 1983 “Barletta tra il grano e la sabbia: i progetti per il porto” che ha avuto come obiettivo primario quello di sottolineare la quasi totale identificazione di un intero territorio, che andava dalla Basilicata fino al sud Foggiano e al nord Barese, con il suo porto.
Questa è stata sicuramente l’esposizione che ha riscosso maggior successo ma non si possono mettere in secondo piano le fruttuose collaborazioni con il Club Unesco e l’Università della Terza Età di Barletta che hanno prodotto le riuscite e visitatissime mostre documentarie quali “Il tempo e l’ora”, “Viaggi nella memoria” e “I luoghi dell’incontro” oppure la cooperazione con l’Istituto Tecnico per Geometri “Nervi” di Barletta che ha portato alla pubblicazione della ancora oggi molto richiesta ma ormai introvabile monografia “Le masserie del territorio di Canne” che ha inteso offrire una chiave di lettura del territorio ofantino visto alla luce del binomio città – campagna.
La “internazionalizzazione” dell’attività divulgativa si è avuta, senza ombra di dubbio, con il VII Convegno di studi Italia Judaica “Ebrei e giustizia in Italia dal Medioevo all’Età Moderna” che ha visto i relatori delle maggiori Università mondiali giungere nella Città della Disfida.
Non ultima tra le iniziative la costante collaborazione con Istituti scolatici, per attività didattica, visite guidate e mostre, ogni anno sempre maggiore.
Tutto quanto “raccontato” è stato possibile realizzarlo grazie alla elevata quantità e soprattutto qualità dei documenti gelosamente conservati presso la Sezione di Archivio.
Stiamo parlando di oltre 3.000 metri di scaffalatura, circa 40.000 documenti di interesse archivistico comprendenti atti preunitari e postunitari di carattere amministrativo (Archivio Storico del Comune di Barletta dal 1730 al 1975 – archivi di enti soppressi: Congregazione di Carità, ECA, ENAL, ENAOLI dal 1583 al 1978), finanziario (catasto terreni e fabbricati dell’intera provincia di Bari dal 1820 al 1965), militare (ruoli matricolari e liste di leva dal 1847 al 1934), documenti, questi ultimi, relativi al lungo periodo nel quale Barletta è stata sede del Distretto Militare, nonché giudiziario (Pretura e Ufficio di Conciliazione dal 1815 al 1957).
A ciò aggiungasi che l’Istituto culturale, sul piano delle risorse umane, può contare su una qualificatissima e più che completa dotazione di 10 unità, che vanno dai funzionari Archivisti agli addetti ai servizi, ergo nessunissimo problema di reperire, con ulteriore aggravio finanziario, personale oltretutto da “rodare”.
Il breve resoconto dell’attività messa sul campo serve a far comprendere come l'istituzione archivio rappresenta una precisa scelta culturale che privilegia la creazione di strutture permanenti di contro a quell'effimero a cui tende una certa “politica culturale”, che non sembra preoccuparsi abbastanza di fornire le condizioni e gli strumenti adatti per stimolare esperienze e tradizioni di cultura vicine alla vita ed ai problemi degli uomini.
Si spera quindi che gli archivi storici locali continuino, affiancati dalle istituzioni locali, a mutare il loro status da patrimonio elettivo di pochi eruditi e studiosi di professione, ad istituti aperti a strati sociali più larghi e questo attraverso efficaci mediazioni culturali. Solo allora cominceranno ad essere strumenti di autentica educazione e non mèri reperti archeologici di un passato che non vive più nelle coscienze e soprattutto, agendo con questo spirito, giustifichino la loro presenza sul territorio senza temere la scure della famigerata spending review.
Non vorrei, dopo tutto quello che ho scritto ed affidato alle pagine della Gazzetta che ci ospita e che fungerà da memoria incancellabile qualora ce ne fosse bisogno, dire un giorno “ …Vi avevo avvisato”.
Michele GRIMALDI Funzionario della Sezione Archivio di Stato di Barletta
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