04/10/2014. BARLETTA – GRANDI TEATRI DI PUGLIA. 4 OTTOBRE 1819: IL “SAN FERDINANDO” PROGENITORE DEL “CURCI”... E FU COSI’ CHE LA CITTA’ EBBE IL SUO PRIMO VERO, GRANDE TEATRO. TUTTA LA STORIA RACCONTATA NEL SUO VOLUME DAL GIORNALISTA BARLETTANO MICHELE CRISTALLO.
Il giornalista barlettano MICHELE CRISTALLO offre ai nostri Lettori questo gradito intervento storico-culturale tratto dal suo volume "Teatri di Puglia", Adda Editore, Bari.
Il 4 ottobre 1819 Barletta visse una giornata particolarmente importante: l'inaugurazione del suo primo teatro “fisso” o di “pianta”.
Per la serata inaugurale fu eseguita una “cantata” del canonico Giuseppe Cardone, compositore barlettano.
Stiamo parlando del teatro “San Ferdinando”, che anticipa di oltre mezzo secolo la nascita del teatro Comunale “Curci”.
Dopo Trani, che ebbe il suo primo e unico teatro nel 1794 (distrutto negli anni Cinquanta e mai ricostruito) in Puglia fu Barletta a soddisfare una antica aspirazione popolare di poter disporre di un vero e proprio teatro, come quelli napoletani.
All'epoca Barletta era una delle più floride e importanti città del Mezzogiorno e guardava a Napoli come modello di sviluppo economico e culturale. E la cultura teatrale nella popolazione barlettana era particolarmente diffusa già da alcuni secoli.
Si pensi, per esempio che nella “Tabula delli Statuti” in vigore prima del sec.XVI, laddove si faceva obbligo ai cittadini in giro di notte, di munirsi di lumi, era prevista una speciale esenzione per coloro che di notte tornavano a casa dai teatri.
E già agli albori del '600 la città già disponeva di un teatro, il “Galera” ubicato in un “magazzeno della strada Galera”.
Si trattava di un ampio salone nel quale, ci ricorda Francesco Saverio Vista, “si rappresentavano quei spettacoli sacri o profani consentiti, o d'uso in quei tempi”. Ma quel salone dopo qualche decennio si rivelò insufficiente e Barletta fece istanza al re Carlo di Borbone per ottenere una sala teatrale più capiente e attrezzata.
Quando il re ordinò lo sfratto dell'Arsenale dai locali in Largo Paniere del Sabato (l'attuale piazza Plebiscito) quei locali furono adattati a teatro. Siamo nel 1745 e quel teatro si chiamò appunto “Arsenale”.
Ma non bastava. Il 12 settembre 1814 si riunì, in seduta straordinaria, il Decurionato (così si chiamava all'epoca il Consiglio comunale) con un solo argomento all'ordine del giorno: la costruzione di un teatro.
L'iniziativa era di un gruppo di nobili e facoltosi cittadini che avevano già costituito una società con l'obbligo di versare 300 ducati per ogni azione.
Sabino Loffredo, nella sua “Storia” ne riferisce i nomi: Domenico Elefante, Francesco Saverio Esperti, Gaetano Pappalettera, Giuseppe Leone, Luigi Cardone, Gaetano Virgilio, Giusepppe Damato fu Vincenzo, marchese Giuseppe Bonelli, Carlo Fuccilli, Michele Montaruli, Gaetano Cafiero, Orazio Politi, Luigi Galante, Luigi Scelza.
Furono avviate tutte le pratiche per la concessione del suolo e le autorizzazioni a costruire.
Il re Ferdinando I con decreto del 2 aprile 1817 autorizzò il Comune a “concedere gratuitamente ad una compagnia di suoi cittadini il giardino posto al lato della muraglia, nel locale dell'Annunziata, unitamente ai materiali ricavati dalla demolizione di un arco diruto per costruirvi un teatro secondo il modello formato dalla Direzione de' Ponti e Strade, a condizione di edificare il teatro tra lo spazio di tre anni e che ogni anno si destini il predetto di uno spettacolo a sollievo e beneficio de' poveri, ai termini del provvedimento del Consiglio di Intendenza.”
Ebbero subito inizio i lavori e il termine dei tre anni fu ampiamente rispettato.
Il teatro disponeva di tre ordini di palchi (11 palchi per ogni fila) e di un loggione. Particolarmente curate e ricche le decorazioni di Raffaele Pugillo. Il telone fu dipinto da Raffaele Procacci che raffigurò “il trionfo della Virtù e la sconfitta del Vizio”. In omaggio al sovrano fu chiamato “San Ferdinando”.
Era un bel teatro, uno dei pochi in Puglia (a Bari gli spettacoli teatrali erano realizzati in locali di fortuna e i baresi avrebbero atteso decenni per avere il Piccinni).
Ma i melomani barlettani avevano il palato fine e premevano per un teatro ancora più grande e meglio attrezzato.
Fu colta al volo l'occasione del crollo di un'ala del San Ferdinando, nell'estate del 1864 per porre con forza l'istanza di una nuova struttura.
E così, nel dicembre 1866 il Comune acquisì la proprietà del San Ferdinando e il 15 maggio 1869 deliberò la costruzione di un nuovo teatro sulle rovine di quello vecchio.
Il progetto fu affidato all'architetto Federico Santacroce ,capo dell'ufficio tecnico comunale, di scuola napoletana.
Si pensò alla grande, guardando, ancora una volta, al San Carlo di Napoli. Santacroce prolungò la sala verso il proscenio recuperando altri spazi per la platea e i palchi; corresse la curvatura della platea per consentire una migliore visibilità agli spettatori nella zona del proscenio, fu realizzato un elegante foyer.
L'esecuzione delle decorazioni fu affidata al pittore Raffaele Affaitati; il pittore Giambattista Calò, il primo maestro di De Nittis, fu incaricato di dipingere il telone e il cielo della sala.
Lo scenografo del San Carlo di Napoli, Pietro Venier, disegnò gli ornamenti dorati delle 42 cornucopie di sala, realizzate poi dall'indoratore napoletano Caggiano.
Lo stesso Venier progettò otto macchine teatrali messe poi in funzione dal macchinista napoletano Eusebio Radicchi, anch'egli del San Carlo.
Calò nel medaglione centrale del cielo di volta disegnò “L'Aurora” rappresentata da “una donna raggiante e coronata che da Ponente dirige verso Levante il cocchio della quadriga, mentre da tre lati la circondano gruppi di donne che rappresentano le Arti e le Virtù. Calò dipinse anche il sipario.
Su suggerimento di Santacroce scelse il tema della Disfida di Barletta.
Realizzò anche un secondo telone interscenico Per il quale si ispirò alla cantata del canonico Cardone che aveva inaugurato il San Ferdinando nel 1819: raffigurò perciò il monte Parnaso con il tempio di Apollo.
La facciata era scandita da tre grossi archi d'entrata che formavano il portico che introduceva all'antisala; sugli archi si aprivano cinque finestre ornate da cornici e colonne e, tra queste e il cornicione, cinque nicchie con i busti dei musicisti Rossini, Verdi, Bellini, Mercadante e Donizetti.
Il nuovo teatro fu inaugurato il 6 aprile 1872 con l'esecuzione del “Macbeth” di Giuseppe Verdi.
La prima stagione lirica fu affidata al compositore barlettano Giuseppe Curci che mise in cartellone ben 80 rappresentazioni. Curci morì nel 1877.
Barletta volle ricordarlo intitolandogli il teatro comunale.
Il “Curci” visse una serie di fortunatissime stagioni fino alla vigilia della prima guerra mondiale. Poi, anni di degrado e di chiusura della struttura.
Fino al 1977 quando l'allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti inaugurò il “Curci” restaurato grazie alla meritoria, tenace azione dell'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo all'epoca presieduta dal dott. Ruggero Dimiccoli, che adottò un teatro in rovina per condurlo verso lo splendore iniziale.
Si era alla vigilia del Natale 1977. Una straordinaria Raina Kabaiwanska-Butterfly tenne a battesimo il “Curci” rinato e che ancora oggi, per fortuna, svolge una intensa attività musicale, teatrale, ma anche di autorevole riferimento socio-culturale.
MICHELE CRISTALLO
|