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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

28/03/2015.  BARLETTA - PIETRO MENNEA FUTURO RAGIONIERE MA GIA' CAMPIONE DAI TEMPI DEL "CASSANDRO" NEI RICORDI DI ANTONIO FALCONETTI, UNO DEI SUOI COMPAGNI DI SCUOLA. "QUANDO VINSE I CAMPIONATI STUDENTESCHI, LO PORTAMMO IN TRIONFO PER TUTTA LA CITTA' NELLA MIA 500".

Da Genova perviene alla nostra Redazione una preziosa testimonianza sulla gioventù e gli anni trascorsi all'istituto tecnico commerciale e per geometri "Michele Cassandro" da Pietro Mennea.

La firma Antonio Falconetti, bancario a riposo, che per tutti sui social é "M'arress", nomignolo che da solo si é battezzato mutuando lo stesso soprannome che gli avevano assegnato in quegli anni gli amici della comitiva quando si giocava al mediatore, leggendario gioco a carte tutto barlettano per tradizione e nel quale una mossa fondamentale é detta appunto così...

Ecco la testimonianza di Antonio Falconetti:

"Con Pietro ho frequentato l'Istituto Tecnico per Ragionieri.?M'arress non era bravo a scuola: lui invece oltre ad essere bravo è diventato un grande campione. Un campione in tutto: onesto, leale, timido, tranquillo, testa dura e di poche parole. (Nu brav uagnon) Un bravo ragazzo.

Oltre i libri, portava sempre con se (un sacchetto) uno zainetto dove aveva tutto quello che serviva per gli allenamenti (scarpe di gomma da ginnastica, tuta, maglietta e pantaloncini).

Noi compagni di scuola lo punzecchiavamo sempre: ”Pietro,non perdere tempo, vai dietro le ragazze, lascia stare questo zainetto”.

Pietro, serio serio così rispondeva: ”Uannà, ce vuleit da ma,ià chiù fort de ma,quenn fousc' me sent meghje (ragazzi, cosa volete, è più forte di me, quando corro sto bene)”.

Scherzavamo e il suo viso, tirato e serio, dopo queste sue parole si illuminava di gioia. Nessuno mai poteva immaginare che quel fisico mingherlino sarebbe diventato un grande campione.

Il professore di ginnastica Autorino invece qualcosa di buono aveva intuito e ricordo che lo marcava stretto stretto (sciav sempr appriss appriss) e lo seguiva passo passo.

Il pomeriggio verso le sedici e trenta, diciassette dopo la controra, dietro il cancello di Viale Marconi eravamo li, un gruppetto, ad aspettare che arrivasse il professore di ginnastica con la sua auto.

Era quasi sempre puntuale, con le chiavi apriva il cancello e andavamo in palestra a fare ginnastica, spalliera al muro, salti sul cavallo di legno e corsa. Le flessioni (o i famosi piegamenti) erano una ossessione, chi sbagliava sugli attrezzi o si fermava nella corsa era "punito" con 50 o 60 di queste orribili flessioni a terra sulle braccia.

Dopo il riscaldamento si incominciava a simulare vere e proprie gare. M'arress salto in alto, altri con il lancio del peso e Pietro con la corsa.

Il professore era a 50 metri di distanza con il cronometro in mano e Pietro, nel viottolo vicino al cancello pronto con il ginocchio e le mani a terra che aspettava il segnale. Noi tutti eravamo lì per vedere la sua corsa.

“Via!”

Pietro scattava come una lepre e in un lampo era li vicino al professore e quando lo superava, Pietro doveva puntare i piedi nel terreno(per frenare la sua corsa) altrimenti finiva contro il muro di cinta della scuola.

Il professore rideva sotto i baffi quando il cronometro fermava e il tempo della corsa controllava.

Facevamo allenamenti anche nel campo sportivo “Lello Simeone”. C'è stato un periodo che Pallamolla era più bravo di lui, devo ammetterlo ma è durato poco.

Pietro si allenava tanto e correva come un demonio (capa tost), nessuno lo poteva più superare, correva anche con i pesi in mano per frenare la sua corsa altrimenti (pighjav u vul) prendeva il volo.

Quante volte ho sentito il professore Autorino dire:” Pietro,(addrizz chid rein) su con le spalle, corri e con (a cod dell'ucchiere) la coda degli occhi vedi chi ti sta vicino!”

Impossibile, correva da solo, gli altri li lasciava dietro di se, vicino a lui non c'era nessuno. Quando vinse i campionati a Molfetta l'ho portato in trionfo nella mia 500, con la cappotta aperta,con la bandiera italiana al vento, suonando con il clacson da Piazza Roma, davanti ad Eraclio, per tutto il Viale dei Preti, per tutta Barletta.

Non posso dimenticare quei momenti: che grande soddisfazione e che grande onore, quel giorno nella mia macchina portavo un grande campione.

Il giorno degli esami di Stato era preoccupato, doveva partire, forse aveva un volo prenotato per una gara internazionale. Tutti i dirigenti d'atletica italiana erano venuti a Barletta in attesa che finisse gli esami.

Subito dopo, in fretta e furia partì e da quel giorno, oltre a superare gli esami di Stato ha superato con successo e da campione tutti gli altri esami della sua vita.

Dopo tanti anni ci siamo incontrati a Genova nella sala del Novotel Genova City, era diventato direttore generale della Salernitana. Ci siamo abbracciati, per una bella mezz'ora abbiamo parlato di tutto quello che ormai erono solo ricordi.

Gli chiesi un piccolo favore: ”Mandami una tua foto con dedica, i miei colleghi sono entusiasti di te, la terrò sulla mia scrivania !”

Dopo una settimana la sua foto mi è arrivata,l'ho tenuta sulla mia scrivania per tanto tempo come una reliquia incorniciata!

M'arress





 

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