Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto
Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)
. Un parco a Canne per la riconquista di un sistema ambientale - storico archeologico.
di Manuela Podda
Entrata nella storia con l’infausta notorietà della battaglia tra Roma e Cartagine del 216 a.C., Canne è stata da sempre, data la sua posizione geografica strategica, (costituisce l’ultima propaggine delle Murge avanti all’Ofanto e alla pianura del Tavoliere del Foggiano) oltre che teatro di innumerevoli battaglie sino all’età medievale, un vicus particolarmente attivo al centro di una fittissima trama viaria che lo portava ad avere scambi terrestri e fluviali con tutti i più grandi centri limitrofi come Salapia, Canusium,Herdoniae. La vita sulle colline di Canne iniziò in epoca preistorica come testimoniano i ritrovamenti, e probabilmente la sua progressiva decadenza cominciò proprio con la prima distruzione ad opera di Annibale. Da allora Canne conobbe periodi di notorietà e benessere economico (il più importante dei quali si ebbe durante la “Bizantinocrazia”), alternati da violente distruzioni da cui la cittadina seppe sempre riprendersi sino alla sua definitiva crisi commerciale intorno al XIII sec., periodo in cui diversi cannensi vendettero i loro terreni ai vicini barlettani, lentamente terminava anche la vita religiosa, a poco a poco le masserie e le chiesette che dominavano la campagna crollarono… e di una fiorente cittadella rimasero solo delle tracce al sole… L’esplorazione archeologica di Canne nacque nel clima fortemente condizionato dagli indirizzi propositivi dell’Ente Fascista per la Tutela dei Monumenti di Terra di Bari, ricevendo poi un forte impulso dalla nascita a Bari di una Sezione dell’Istituto di Studi Romani. Se l’interesse per Canne appare in un primo momento “guidato” dal fascino della storica battaglia, oggi dobbiamo invece prendere coscienza del fatto che Canne non è una realtà storico-archeologica riconducibile ad un unico evento. Il territorio cannense, infatti, dopo la prima campagna di scavo del 1930, ma soprattutto in quelle successive degli anni 1938 e 1950 sino alla più recente del 1994, si è rivelato di straordinario valore per gli innumerevoli segni di civiltà e culture scoperte comprese in un arco cronologico che va dall’età neolitica a quella medievale. La più importante operazione di scavo fu diretta dall’archeologo prof. M.Gervasio cui fu assegnato nel 1938 l’incarico di scoprire il luogo dei sepolcreti della battaglia. Durante gli scavi intrapresi sia sulla collina del Monte Canne che sul territorio circostante, si scoprirono aree adibite a sepolcreti, ma le analisi hanno sempre smentito l’ipotesi che si trattasse di quelli della battaglia, attribuendoli all’epoca medievale (IX-X sec. d.C.). L’iniziativa comunque segnò un passo importante, perché grazie ad essa, oggi a Canne si possono ammirare anche i resti di abitati indigeni (preannibalici) con relative tombe a grotticella artificiale, arricchite da corredi di vasi geometrici dauni (IV sec. a.C.) legati all’attività artistica del villaggio apulo (dal VI al III sec. a.C.), e numerosi altri elementi di età anteriore, risalenti a insediamenti eneolitici e dell’età del bronzo. La collina del Monte Canne rappresenta il polo di maggiore attrazione. Gli scavi iniziati dal prof. Gervasio continuano tutt’oggi a portare in luce i resti dell’antica cittadella medievale, di quella romana e del villaggio apulo, nonché del castello Normanno- Svevo ancora solo in minima parte recuperato. Dall’area più spettacolare, quella in cui sorgevano le basiliche cristiane, si può godere di una delle più belle panoramiche che questo territorio offre,…quella sulla Valle dell’Ofanto…. Canne possiede dunque un patrimonio di sorprendente valore: un comprensorio che in virtù delle civiltà susseguitesi, oggi risulta costituito da preesistenze articolate in complesse relazioni reciproche, che da un lato formano insiemi unitari e dall’altro emergono come episodi individuali; un paesaggio che invece al contrario, nella sua pur articolata composizione morfologica, rivela una chiara relazione osmotica tra le colline (Monte Canne, S.Mercurio) e la piana dell’Ofanto, tale da connotare all’area quell’aspetto nodale che tanta notorietà gli ha portato. È per queste caratteristiche che un qualunque percorso svolto nell’area, trasmette attraverso il paesaggio e le testimonianze storiche, forti emozioni che mutano con il mutare tanto degli aspetti paesaggistici quanto degli aspetti storicoarcheologici. Considerando quindi, il fatto che nel luogo in esame è impossibile scindere l’impatto emozionale dalla percezione visiva, ci è sembrato appropriato condurre i primi studi di conoscenza del luogo, prendendo a riferimento il metodo di Kevin Lynch fondato sull’analisi del processo percettivo: si parla di percezioni di spazio e di movimento, di cinestetica. Il fine è la lettura sequenziale del luogo attraverso un linguaggio ideogrammatico nella quale si mettono in rapporto i principali fattori percettivi e di fruizione, e dalla quale si devono infine, desumere degli itinerari storicoarcheologici e paesaggistici specifici a servizio dell’utenza. Il lavoro progettuale presentato per Canne propone dunque una prima fase di analisi in loco, mossa secondo due direzioni diverse: la prima tesa a studiare la morfologia del territorio, localizzando i poli principali cioè i siti archeologici, e gli elementi architettonici estranei ad essi, eventualmente presenti; la seconda rivolta all’approfondimento delle percezioni e sensazioni provate durante la visita, con la quale si individuano gli aspetti, positivi e negativi, caratterizzanti l’intera area. Mediante sopraluogo e cartografia si possono tracciare i primi schemi grafici inerenti l’analisi della struttura orografica individuando non solo gli assi di minima e max pendenza ma anche quelli di emergenza visiva, i salti orografici e le aree panoramiche. Si desume così uno schema sul rapporto orografia- visibilità che diviene fondamentale per poter tracciare quello successivo in cui si mettono in rapporto i possibili percorsi, desunti dallo schema precedente, e la visibilità Lo studio dei percorsi principa li o secondari di minima e max fruizione visiva, dei percorsi isovisivi, di quelli orientati da un polo emergente (es. cittadella e sepolcreti), di quelli panoramici, o delle barriere visive, introduce un concetto fondamentale che è la fruizione. Questi schemi ideogrammati non servono solo a individuare relazioni e caratteri attuali del territorio, ma esprimono già delle valutazioni sulle potenzialità, si esistenti, ma non espresse in termini di risorsa fruibile. Naturalmente non si può parlare solo di fruizione visiva, per una chiara lettura del luogo bisogna tener presente anche di quali sono i tempi di fruizione dell’utenza nell’area, ricavati facendo riferimento ad un ipotetico visitatore medio 3. Quest’ultimo elemento associato agli altri fattori su cui si sono costruiti i precedenti ideogrammi, è determinante in un luogo in cui i vari episodi storico-archeologici sono messi in relazione da considerevoli distanze. Per questo ogni sito viene studiato tenendo presenti quali sono i tempi medi di percorrenza, le difficoltà del percorso (pendenze, tipo di piano di calpestio), e il grado di interesse culturale e panoramico che spinge a sostare maggiormente in determinati punti rispetto ad altri. Attualmente Canne è meta ogni anno di circa 10.000 visitatori non riconducibili a un’unica categoria di utenza. In generale si possono individuare ben tre categorie: i visitatori locali che giungono per svago ovvero per passare la giornata all’aperto, le scolaresche e i visitatori esterni (stranieri e fuori regione) il cui interesse è solo di carattere storico-archeologico. Tre fasce con esigenze, conoscenze e fruizioni diverse, ma è proprio questa diversità che rende possibile e concreta l’esistenza di un parco archeologico che non vada inteso quindi, come zona da perimetrare, assoggettandone l’area ad ulteriori vincoli passivi, bensì che sia concepito come un’azienda capace di produrre cultura e turismo. Attraverso varie fonti (registri presenze turistiche, censimenti demografici per regioni, censimenti popolazione per grado d’istruzione) non solo si può stimare la potenzialità turistica di un’area ma si possono cogliere dati utili per capire che tipo di servizi devono essere creati per soddisfare le varie esigenze (tipo di parcheggio, punti di ristoro, punti di sosta e ombra, bus navetta, spazi didattici per ciascun settore di interesse, ecc..) 4. I diversi itinerari che vengono progettati in base all’individuazione finale delle categorie di utenza, sono gli ultimi ideogrammi che vengono studiati, in sovrapposizione a quelli già definiti precedentemente. La desunzione degli itinerari si può considerare come l’ultimo passo dell’analisi e il primo verso la definizione progettuale del parco. Nel caso specifico di Canne se ne sono desunti due tipi: uno definito del tempo libero ed uno di tipo culturale, entrambi da fruirsi come una sorta di racconto interattivo, nel quale l’utente può scegliere l’evolversi della trama: spazi per sostare, per educare, per giocare…; elementi autonomi ma che, letti complessivamente, conferiranno unitarietà all’intero sistema del parco. Nello sviluppo della proposta di progetto, si è pensato, innanzi tutto, di dotare questo sistema di un centro operativo d’informazione ed elaborazione dati più appropriato rispetto all’esistente, nella quale si possano soddisfare le diverse aspettative culturali, da quelle relative a Canne come evento storico archeologico, a quelle relative all’ambiente, una sorta di preparazione alla scoperta dello spazio esterno. Nel progetto coesistono elementi da recuperare come la Masseria, ed elementi architettonici nuovi, i quali possono avere contemporaneamente funzione di guida o di svago. Così vanno interpretati: gli elementi scultorei pensati per la ricostruzione degli schieramenti dei due eserciti; la pista ciclabile opportunamente schermata tramite alberatura che perimetra tutta l’area; i padiglioni espositivi delle tre guerre puniche collocati a conclusione della piazza soprastante il centro didattico sotterraneo, centro d’incontro come lo era il Mediterraneo nell’antichità; il teatro all’aperto le cui gradinate si inseriscono nella naturale pendenza del terreno collinare. Elementi che devono offrire con la loro struttura essenziale, coinvolgimento, stimoli e suggestioni, il tutto dominato dalla monumentale presenza del Castello e della Cittadella che spesso assumono durante il movimento dell’ osservatore, il ruolo di punto di riferimento, di quinta naturale rispetto al “nuovo”. Anche il sistema viario e gli accessi al parco devono essere completati con una migliore distribuzione dei parcheggi, con il recupero della stazione ferroviaria con l’introduzione di un bus navetta che colleghi quest’ultima con la piazza e il centro didattico. Qualunque intervento si possa concretare per il futuro di Canne non bisogna dimenticare di pensare a un’efficace campagna di sensibilizzazione promossa tra la popolazione locale, che diventerebbe la prima fonte di tutela del parco, e un maggiore coinvolgimento delle scuole. Queste due tipologie di utenza potrebbero rappresentare le prime fonti di guadagno sia del parco, sia di tutte le attività ricreative ad esso congiunte. Quest’ultimo punto va letto come strumento d’autofinanziamento per il parco stesso, senza il quale sarebbe difficile poterne sostenere la gestione, soprattutto penso che coinvolgendo tutte le possibili risorse economiche si eviterebbe di abbandonare il parco ad un’unica forza, quella dell’autorità centrale, per la quale Canne sarebbe solo uno dei tanti pezzi di quel meraviglioso patrimonio artistico che ci appartiene.